Sarcofago con Galatomachia
Rinvenuto nel 1922 nella Tenuta di Castell’Arcione (allora in Comune di Roma, oggi Guidonia Montecelio), al km 18,400 della via Tiburtina, presso la località Osteria delle Tavernucole, il sarcofago a cassa è attualmente in prestito dal Museo Nazionale Romano, nelle cui collezioni era entrato per donazione nel 1925.
Il sarcofago, realizzato in marmo bianco probabilmente lunense, presenta ben leggibile, nonostante alcune lacune e mutilazioni, una composizione sulla fronte a rilievo molto alto, inquadrata lateralmente da due figure di Vittorie alate che si librano sopra un barbaro prigioniero inginocchiato e con le mani legate dietro la schiena. La scena raffigura una battaglia articolata in varie coppie di combattenti formate da un cavaliere con lorica, mantello, elmo e spada e da un barbaro ignudo, talora con clamide; in ogni porzione della figurazione il barbaro risulta soccombente. Uno dei barbari porta al collo un torques, chiaro attributo delle tribù celtiche. I due fianchi della cassa presentano altre scene dello stesso tema, ma rese a rilievo più basso.
La figurazione è stata inizialmente interpretata come scene di battaglia tra Romani e barbari, ma successivamente le scene sono state correttamente riconosciute, grazie agli armamenti e alla tipologia fisica dei barbari, nonché al confronto con alcuni altri sarcofagi, come rappresentazioni della lotta tra Greci e Galati: si tratta dunque di una Galatomachia.
Il riferimento storico è al celebre scontro, avvenuto tra la fine del III e gli inizi del II sec. a.C., tra la tribù celtica dei Galati, scesi dai Balcani a terrorizzare l’Asia Minore, e i Greci ivi residenti.
Il tema di questo confronto trovò eco anche nella produzione di sarcofagi, sia in Attica sia successivamente a Roma; su questi già erano state effigiate le mitiche lotte tra Greci ed Amazzoni, a raffigurare lo scontro tra grecità, e quindi civiltà, e la barbarie. Non diversamente il messaggio simbolico della superiorità della civiltà ellenica rimane nella rappresentazione dello scontro tra Greci e Galati, di cui il sarcofago esposto rappresenta forse l’esempio più pregevole dal punto di vista della resa artistica, ma esso è documentato da alcuni altri esemplari nella produzione dei sarcofagi romani, tutti collocabili nei decenni fra il 150 e il 190 d.C., quindi nell’età antonina